| Ag.Brighi: "Non batteremo cassa, però..."
«Tireremo le somme a fine anno». La rinascita, o l'affermazione, di Matteo Brighi nella Roma ha un prezzo.
Non lo nasconde il procuratore del centrocampista giallorosso, ormai titolare fisso nella formazione di Spalletti e sempre più vicino a un ritorno in Nazionale. Restare nella Capitale è l'obiettivo di Brighi, ma ci vorrebbe un adeguamento contrattuale, proprio in virtù della crescita dimostrata. «Noi abbiamo la nostra linea che è molto coerente- dice a romanews.eu Vanni Puzzolo- Abbiamo firmato un rinnovo a luglio che ci soddisfaceva, adesso è passata una stagione con 34 presenze a tutt'oggi, e a fine anno arriverà sopra le 40. È chiaro che con tutte quelle presenze nella Roma da titolare, i ragionamenti possono anche cambiare. Ma non è nostro costume andare a battere cassa e non è costume della Roma cambiare i contratti in corso, quindi finiamo la stagione e tireremo le somme a fine anno. Prima dell'inizio del prossimo anno faremo dei ragionamenti come è logico fare, senza parlare di adeguamenti. Di comune accordo valuteremo insieme che lo status di Matteo non è più quello del precario o della riserva, ma del titolare a pieno merito, quindi la conseguenza sarà naturale».
Sembrano lontani i momenti in cui Brighi aspettava una possibilità per mettersi in mostra. «Il nostro programma prevedeva che Matteo diventasse titolare della Roma al terzo anno, non c'era nessuna voglia di andarsene e di mollare. È diventato titolare al secondo anno, e questo dà merito al giocatore, se lo è meritato. Si è fatto sempre trovare pronto, la squadra ha subito una serie di infortuni che hanno aiutato Matteo ad inserirsi più in fretta». Ecco perchè, dopo tanta fatica, il futuro di Brighi non è nè in discussione nè lontano da Roma. «Il più è stato fatto, è diventato un titolare fisso, anche se non è giusto adagiarsi sugli allori. È un titolare riconosciuto da tutti, e con merito. È contento, è gratificato, gode della stima di tutti e quindi vorrebbe rimanere a Roma a lungo».
Più complicato il discorso sulla Nazionale. «La convocazione è come la rondine, non fa mai primavera. Una convocazione non cambia la vita. Certo, se Matteo fosse inserito nel gruppo di quelli che Lippi porterà ai Mondiali sicuramente sarebbe un'ulteriore gemma da aggiungere. Ma oggi parliamo solo di un giocatore che sabato collezionerà la sua 35esima presenza, tutte partite giocate stringendo i denti. L'unica saltata è stata per squalifica. Devo dire che se avesse potuto riposare un pò sarebbe stata migliore la sua condizione fisica. Ha fatto un tour de force a cui non era abituato e che probabilmente gli ha tolto un pò di brillantezza. Sono certo che contro l'Arsenal avrebbe potuto fare meglio, ma ha dovuto giocare sempre per motivi di causa maggiore».
Dopo la delusione con l'Arsenal, però, è arrivata la fascia da capitano nella gara contro la Sampdoria. «Lo ha riempito di gioia. Per lui è stato un grande onore indossare la fascia che è stata di Totti e De Rossi, il cuore di Roma. È stato una grande gesto di stima da parte del mister che gli ha dato fiducia, nonostante ci fossero giocatori come Doni, come Tonetto o come Panucci che sicuramente avevano ben più meriti di indossarla. Il fatto che abbia voluto premiare lui è emblematico. Non se lo aspettava, è una cosa impensabile e in una giornata di grande emergenza essere riusciti a portare la fascia imbattuto è stato ancora più bello. È stato importante non aver macchiato la fascia con una sconfitta».
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